Approvato giovedì scorso alla Camera dei deputati l’emendamento “sanatoria” che considererà adempienti all’obbligo vaccinale gli over 50 che dimostreranno di aver fatto almeno la prima dose entro il 15 giugno.  Prorogato, così, il termine inizialmente fissato per legge al 1 febbraio.

Le motivazioni dei deputati

Un modo, secondo il deputato Paolo Trancassini (FdI) per allentare la pressione sui cittadini. Scuotono la testa, invece, i deputati di Alternativa, che avevano presentato un subemendamento per chiedere l’abrogazione dell’obbligo e della sanzione, ma niente da fare. Ora, il calendario delle scadenze sarà da ricostruire, a partire dalla data dell’entrata in vigore del nuovo testo. “I cittadini avrebbero avuto più tempo, se lo avessero saputo prima, ora a cosa serve?” – si chiede la senatrice Bianca Laura Granato (Alternativa),  a cui, il provvedimento approvato appare “surreale”. Una cosa è certa, invece,ci sarà più tempo per l’ amministrazione per inviare l’ avviso e, quindi, la sanzione, che  subisce così un allungamento dei termini utili: non più fino a 210, bensì fino ad un massimo di 270 giorni.  In concreto, alla Camera si è deciso di allungare il brodo di quella che si è presentata, fin dall’inizio, come una pratica farraginosa e punitiva piuttosto ingarbugliata, che ha visto l’arrivo di “cartelle pazze” anche ai vaccinati, agli esentati ed ai guariti, per  fare cassa con i cittadini ed ottenere  i 100 euro di multa.

Cosa è successo alla Camera dei deputati

Probabilmente questa la molla che ha spinto i gruppi di maggioranza, che sostengono il Governo,  ad approvare l’emendamento rimbalzato impropriamente sul tavolo del decreto aiuti (DL50/2022) della Commissione Bilancio e Finanze, tanto da essere stato dichiarato inizialmente inamissibile per estraneità alla materia in discussione, così da dover ottenere  l’unanimità di tutti i capigruppo per essere discusso. Ce lo spiega l’on Raffaele Trano, deputato di Alternativa, componente della Commissione Finnaze. Alternativa, alla Camera dei deputati, non ha la forza formale di un gruppo parlamentare, tuttavia ha scelto di fare opposizione con un subemendamento che ha chiesto l’abrogazione  dell’obbligo e della sanzione.  Al voto, poi,  si sono astenuti Lega e Fratelli d’Italia, mentre hanno votato contro tutti gli altri, convinti nel proseguire con le politiche di obblighi e sanzioni, tutti d’accordo, inclusi i deputati pentastellati ed il neogruppo  Insieme per il Futuro di Di Maio.  Un grande pasticcio, quello dell’esigibilità di questa sanzione da parte dell’Agenzia delle Entrate, in cui era intervenuto anche il Garante della privacy, così i partiti ieri, hanno di fatto cercato di prendere tempo, modificando i termini. “E’ insensato per  la senatrice B. L.Granato (Alternativa) che vede l’iniziativa come un colpo basso: fuori dalla logica e dalle regole democratiche, perchè coloro che sapevano che l’obbligo sarebbe terminato il 1 febbraio, non hanno potuto conoscere per tempo il nuovo termine del 15 giugno.

L’autodifesa possibile per un procedimento illegittimo

Nel frattempo, come in tutte le storie  complicate, un gruppo di cittadini autorganizzati su telegram (gruppo Libera Coscienza over 50), capitanati da Alessandra Ghisla ha trovato la strada per dimostrare l’illegittimità della procedura ed  ha già ottenuto la revoca della sanzione da parte del Ministero della salute, a colpi di memorie difensive inviate con pec, ma ognuno dovrà fare la sua parte, anche le istituzioni di vigilanza, perchè la procedura è illegittima, anche se la legge resta in vigore, come ha spiegato la Ghisla nella puntata il Canto della Sera sul canale you tube del Coordinamento15 ottobre. Il Ministero della Salute può accertare l’ adempimento dell’obbligo di legge (finchè non sarà abrogata), ma non è conforme al nostro ordinamento giuridico che:

  • Ci sia una passaggio di dati sanitari tra il Ministero e l’Agenzia delle Entrate
  •  Una sanzione amministrativa non può trasformarsi direttamente in un addebbito da parte dell’Agenzia delle Entrate, perchè la procedura della sanzione amministraiva deve garantire il diritto alla difesa, come accade per una multa per violazione del codice della strada.

Per tutto questo occorre chiedere l’archiviazione della sanzione, illegittima nella procedura, al Ministero della Salute anche  a mezzo Pec. questa procedura ha già permesso l’archiviazione a chi l’ha espletata, ma ogni cittadino deve farlo per sè.  Resta, dunque, Il monito: cittadini agite, fate rispettare le norme, con gli strumenti che ci sono già.