Antonino Galloni al convegno “Ciao Europa, come stai?” parla dell’uso delle varie emergenze (ambientale, sanitaria, geopolitica) e di come l’immissione di moneta non a debito aiuterebbe a superare la logica capitalista del profitto per una società che soddisfi i veri bisogni delle persone
L’intervento dell’economista Antonino Galloni al convegno “Ciao Europa, come stai?” parte dal concetto di “emergenza” e del perché viene dichiara un’emergenza. Sono più di due anni che ci troviamo come paese in uno stato di emergenza, prima quello sanitario, ora quello geopolitico/bellico, ma Galloni parte da prima, dall’emergenza ambientale e pone una domanda: perché invece di affrontare queste problematiche con le tecnologie a nostra disposizione, si decide di puntare su un terrorismo mediatico che ha effetti negativi sulla popolazione?
Per rispondere alla domanda è necessario capire come si è arrivati al modello economico attuale. Dal momento in cui il modello economico capitalista si è imposto a livello globale come unico, si è smesso di considerare che una parte dell’economia non poteva essere gestita a condizioni capitalistiche. Per spiegarlo Galloni fa l’esempio di un’impresa: perché un imprenditore la consideri redditizia, un’impresa deve avere un fatturato superiore al suo costo di una percentuale che, rapportata all’investimento, dia all’imprenditore un risultato non peggiore di quello che otterrebbe se questi investite lo stesso capitale in attività non di economia reale ma di economia finanziaria.
Negli ultimi decenni questa percentuale si è abbassata (perché le attività finanziarie sono diventate più remunerative) e ciò ha portato a una diminuzione dell’importanza e del numero delle attività economiche che corrispondevano al paradigma capitalistico a discapito delle attività finanziarie, con conseguente diminuzione degli addetti impiegati a parità di prodotto (diminuzione dovuta anche alla forte meccanizzazione dei processi industriali). In questa era, che Galloni definisce post-industriale, accade quindi che sempre meno imprenditori investono in un’economia fatta di servizi della cura della persona e dell’ambiente, tutte attività essenziali per un paese, in quanto oggi “ricchezza” significa avere un buon servizio sanitario, un buon sistema d’istruzione, vivere in un ambiente salubre. Ciò comporta che un 70-75% della popolazione dei paesi di vecchia industrializzazione, tra cui l’Italia, non può pagare certi servizi, come per esempio l’assistenza domiciliare per un anziano non autosufficiente (il 25-30% è costituito dalla fascia di popolazione più povera, a cui questi servizi sono garantiti dallo Stato, e la fascia più ricca, che può permetterseli pagandoli a prezzo di mercato).
Per risolvere questo problema Galloni propone due soluzioni: l’immissione da parte dello Stato di moneta non a debito che vada a colmare quel divario tra fatturato e costo per improntare questi servizi e la rivisitazione della contabilità bancaria che permetterebbe alle banche di prestare denaro a tassi d’interesse nominali fortemente negativi (un’
impresa che prende in prestito 100mila ne dovrà restituire 70mila), il tutto senza che la banca ci rimetta.
Da qui, secondo Galloni, nasce il problema delle “emergenze”. Queste due soluzioni sono abbastanza semplici, sia da spiegare che da applicare: “paradossalmente noi in Italia potremmo immettere un certo quantitativo di moneta non a debito dello Stato a sola circolazione nazionale, perché con l’Euro ci siamo impegnati solo a riconoscere l’esclusiva competenza della Banca Centrale Europea per quanto riguarda l’immissione di banconote in Euro e sottostiamo alla sua autorizzazione per la coniazione delle monete metalliche delle pezzature che conosciamo, quindi dal Trattato di Lisbona sono escluse la moneta elettronica, le statonote, che non sono banconote ma sono riconosciute legittime dalla Bce e le monete metalliche di pezzatura superiore che abbiamo comunemente nelle nostre tasche”.
Il non voler adottare tali soluzioni esistenti è una scelta politica e il motivo, dice Galloni, è che così verrebbe meno il potere di chi domina il pianeta con l’economia del debito e le regole del profitto. E il mezzo per perpetrare tale dominio sono le emergenze continue. Secondo l’economista queste persone dovranno comunque farsi da parte perché con il tempo “ci saranno sempre più attività che presentano un costo superiore al fatturato”. Inoltre, Galloni vede prossima anche la sostituzione dell’attuale classe politica, che non ha voluto esercitare la sovranità monetaria, manca l’ultimo passaggio: che tutte le forze che si dicono contrarie a questo sistema si uniscano veramente abbandonando gli atteggiamenti divisivi che fanno il gioco del nemico.
Nel frattempo che ciò accada si può, già da ora, fare qualcosa organizzando comunità autonome e semiautonome in cui dare lavoro a disoccupati, a persone che hanno perso il lavoro (come i medici espulsi dall’Ordine dei Medici e i professori sospesi), a chi è sottopagato. Per fare ciò, continua Galloni, servono tecnologie innovative e rispettose dell’ambiente che rendano autonome queste comunità dal punto di vista energetico: “una volta superate queste problematiche saremo in grado di costruire sul territorio delle comunità, ovviamente la base di partenza è l’agricoltura, la produzione di cibo”, la quale non sarà basata su allevamenti intensivi.
Ciò che deve essere fatto è stravolgere il paradigma attuale: non più il fine del profitto, ma dell’approntamento di tutti quei beni e servizi di cui la società ha necessità, anche superando l’obiettivo della piena occupazione, in quanto l’obiettivo più importante da raggiungere è il pieno soddisfacimento dei bisogni della società.
Articolo redatto da: Giorgio Laurenti