di Martina Pastorelli

per il Coordinamento 15 Ottobre – C15O

Il vaccino Covid ai bambini? Un azzardo. Ne parla così la giornalista d’inchiesta Serena Tinari, specializzata in temi medico-scientifici, che spiega: sono allibita e arrabbiata per come ne scrivono i colleghi giornalisti. Il principio aureo di ogni farmaco è infatti il rischio/beneficio: nei bambini, tanto più se sani, quello che comporta la somministrazione dei vaccini Covid è totalmente sbilanciato. Difatti non è un caso, ricorda Tinari, che certi Paesi non li raccomandino sotto 12 anni!

Al centro di tutto ciò che stiamo vivendo da due anni c’è una comunicazione che ha sposato l’idea che siamo in guerra: la guerra, tipicamente, è una fase in cui la verità viene meno e c’è un nemico, un ‘loro’ e un ‘noi’. La prima conseguenza è sotto gli occhi di tutti: non si informa più ma si compatta verso un obiettivo. Va dritto al punto l’acuta analisi di Giuliano Lancioni del Comitato Docenti No Greenpass che invoca: è ora di togliere l’emergenza e di dichiariare la guerra finita!

Un’analisi che viene ripresa e ampliata da un altro docente universitario del Comitato no Greenpass, Andrea Miconi, il quale evidenzia come, a prescindere o meno dall’arrivo di nuovi virus, a fronte di qualsiasi emergenza dichiarata dalla maggioranza di Governo, la stessa si prenda il diritto di fare ciò che sta facendo. Questo è un modello di eccezione e di gestione biopolitica della società che non è un’idea o un rischio, ma che è già in atto.

Tale stato di eccezione sta avendo una serie di riverberi pratici: ad esempio i media si predono la libertà di parlare apertamente di invio di armi in Ucraina, da parte del nostro Paese, e non si apre nessun dibattito! Si chiede il fotoreporter Giorgio Bianchi, già inviato in Donbass: che cosa deve accadere perché l’opinione pubblica si preoccupi delle conseguenze di un conflitto con la Russia? Conseguenze che, spiega Bianchi, saranno catastrofiche per le nostre imprese.

Un tema che è apparso in settimana, dopo l’annuncio del ministro Colao di una piattaforma IDPay, è stato quello della digitalizzazione spinta fino alla sostiuzione del contante. Ho chiesto all’economista Vladimiro Giacché se dobbiamo aspettarci l’abolizione della cartamoneta. Ecco la sua risposta: posto che l’evasione fiscale è un falso pretesto per togliere di mezzo il contante, resta il fatto che la valuta digitale rappresenta per il potere uno strumento di controllo. Basta pensare, dice Giacché, ad una app che contiene il greenpass ed è gestita dalla Agenzia delle Entrate: che garanzie abbiamo che in futuro non ci blocchi le transazioni secondo criteri di giudizio sempre più vasti: ad esempio per le nostre idee?

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