Miocardite e pericardite: le reazioni avverse nei giovani in una ricerca USA

Leggere i risultati di una ricerca pubblicata il 22 gennaio sulle miocarditi generate nei giovani che si sono inoculati i sieri sperimentali Pfizer e Moderna negli USA non dovrebbe essere un evento neppure contemplato dalla medicina moderna.

Per quanto si possano trovare positive correlazioni tra l’inoculazione di massa e la riduzione delle forme gravi della malattia in soggetti maturi, non è semplicemente pensabile che si continui a somministrare dei preparati che servirebbero ed evitare conseguenze gravi della malattia a giovani sani che non hanno una tangibile probabilità di morire od ammalarsi gravemente. Anche se ci fosse un solo caso di reazione avversa grave sarebbe già un motivo sufficiente per fermarsi, tanto meno l’idea di rendere di fatto obbligatoria la partecipazione a questa sperimentazione di massa.

I tre ricercatori principali che l’hanno condotta, Matthew E. Oster, David K. Shay e John R. Su, hanno voluto capire se nei 1991 casi di miocardite segnalati al VAERS (il sistema di monitoraggio passivo delle segnalazioni delle reazioni avverse dei sieri), fossero rappresentativi di una conseguenza della inoculazione. A titolo prudenziale hanno voluto eliminare alcuni casi dubbi e quindi sono giunti alla conclusione che sicuramente 1626 casi di miocardite sono inequivocabilmente associati all’inoculazione in quanto si sono manifestati entro pochissimi giorni (meno di una settimana) dalla somministrazione. A questi vanno aggiunti altri 684 casi di pericardite che si sia manifestata da sola ovvero senza la miocardite.

Ricordiamo ai nostri gentili lettori che entrambe le patologie sono delle forme infiammatorie del muscolo cardiaco o del pericardio che contiene il cuore: possono essere curabili più o meno facilmente, ma in taluni casi possono portare a conseguenze e complicazioni permanenti anche gravi. Il fatto è che non sappiamo ancora, come affermano i ricercatori, le conseguenze a lungo termine di queste infiammazioni, la loro durata e la curabilità.

Grafico reazioni avverse da vaccino

Reazioni Avverse: Analizziamo i dati USA e confrontiamoli con quelli italiani

Se confrontiamo il numero di casi sul totale delle inoculazioni (192’405’448) e la loro incidenza 0,0013902933% il dato può sembrare assolutamente non preoccupante: questo è quello che sostengono la maggior parte degli “specialisti” che sostengono a spada tratta la sperimentazione umana. Vanno considerati però alcuni fattori: l’incidenza della mortalità nei soggetti sani e la fascia di età interessata alla reazione avversa.

Se consideriamo la fascia di età 0-29, notiamo che, ad esempio in Italia, ci sono state soltanto 100 persone morte con la COVID (stiamo ancora raccogliendo i dati dei casi negli anni precedenti per studiare la mortalità media nella stessa fascia di età per patologie simili); tuttavia meno di 10 sono morte in assenza di altre patologie. In pratica su 17 milioni di italiani, 10 sono morti con la positività alla COVID (dando per affidabili i test) a causa di forme infiammatorie o di altra natura.

Se confrontiamo il dato italiano con il dato USA (presumendo che gli esseri umani siano simili), possiamo dedurre che la letalità della patologia in USA sarebbe stata di 38 casi ovvero 3,8 volte in più, tante quanti sono in più gli abitanti USA senza fare correzioni sulla quantità di giovani della stessa età.

Il paragone è puramente indicativo per rappresentare che il rischio di morire per un giovane è dello 0,0000588235% ovvero 10 casi su 17 milioni. Un osservatore distratto noterà immediatamente che gli zeri sono diversi: 0,0013902933% (casi di miocardite o pericardite) contro 0,0000588235% (morte da Covid).

Tabella reazioni avverse da vaccino

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Inoculare i giovani ed esporli a rischi così alti ha senso?

Il nostro dibattito potrebbe chiudersi qui in quanto è già chiara ed evidente l’incongruità che diventa completa se confrontiamo appunto il secondo aspetto della ricerca citata ovvero che le infiammazioni del muscolo cardiaco e del pericardio colpiscono essenzialmente i giovani con un’età media di 21 anni ed una particolare incidenza nella fascia più giovane della popolazione.

Inoltre, e questo è di per sé già allarmante, vi è una sostanziale differenza tra il siero di Moderna e quello di Pfizer. Infatti, come si evince dai grafici, Pfizer genera un numero di casi fino a tre volte superiore. Entrambi colpiscono in larga parte i maschi: sembra infatti che nella quasi totalità dei casi gli uomini siano colpiti da questa reazione mentre le donne (come si evince da altri studi) siano più soggette a casi legati a forme trombotiche.

I ricercatori concludono con grande chiarezza che la correlazione tra patologia ed inoculazione è confermata in quanto entro i primi 7 giorni si manifestano infiammazioni che vengono diagnosticate facilmente in soggetti sani che non avevano mai sofferto prima di simili fenomeni infiammatori.

Tabella reazioni avverse da vaccino

Vigilanza attiva e vigilanza passiva: quali sono le differenze?

Fanno altresì osservare in modo esplicito che il sistema americano VAERS, come anche quello italiano, è uno strumento di vigilanza passiva. In che cosa consiste questo criterio? È semplice: il sistema registra solo le segnalazioni che i medici hanno fatto volontariamente. La vigilanza attiva prevede, invece, che le autorità mediche controllino lo stato di salute delle cavie a cui è stato somministrato il preparato sperimentale e che possano così essere certi del quadro clinico prima e dopo la somministrazione. Questa vigilanza sarebbe stata troppo costosa e quindi si è deciso di sperimentare direttamente sulle persone, lavorando su numeri molto alti, e poi raccogliere solo le informazioni che arrivano dai medici più scrupolosi.

Tutti hanno sperimentato direttamente o tramite qualche conoscente, che i medici non segnalano volentieri le reazioni avverse e che, nella maggior parte dei casi, negano la correlazione, prescrivendo al paziente degli anti depressivi perché giudicati dei visionari psicopatici.

In diversi ospedali è stato chiaramente evidenziato che nessuno ha interesse che vengano segnalate reazioni avverse, soprattutto se gravi, perché questo comporta una immediata messa al bando del medico che le segnala. Pensiamo al caso della povera Camilla Canepa che è stata subito accusata di essere in chissà quale cura e ci sono voluti mesi e mesi per far emergere la verità nonostante l’omertà del sistema sanitario.

Conclusioni finali: vale davvero la pena?

I ricercatori naturalmente non prendono posizione ufficiale, ma invitano i decisori finali a considerare la relazione tra i costi (rischio elevato di miocardite e pericardite nei maschi sotto i 30 anni) ed i vantaggi: riduzione di una mortalità praticamente irrisoria se confrontata con il rischio quotidiano di attraversare la strada (1 morto ogni 623) o di essere colpiti da un fulmine (1:10’000 in 80 anni di vita) piuttosto che morire per delle reazioni avverse ad un vaccino tradizionale: 1 su 1 milione. In pratica se usassimo i dati del VAERS in Italia ed immaginassimo la stessa incidenza di patologie sulla fascia giovane, dovremmo aspettarci un totale di 677 casi di malattie infiammatorie del cuore dopo la seconda dose. Non ci sono studi sulla terza dose.

I ricercatori, infatti, segnalano un’impennata di effetti avversi dopo la seconda dose che, evidentemente, attiva un grave processo infiammatorio nei giovani maschi. Se guardiamo i dati ufficiali, invece, addirittura in Italia viene dichiarato dall’AIFA (https://www.aifa.gov.it/-/aggiornamento-sul-rischio-di-miocardite-e-pericardite-con-vaccini-mrna) che la miocardite o pericardite colpirebbe addirittura un caso ogni 10’000 quindi, considerando solo due dosi, colpirebbe 4800 persone in tutte le fasce di età. Purtroppo, l’eterogeneità dei dati, la mancanza di una vigilanza attiva e la naturale tendenza delle istituzioni mediche e a nascondere la testa nella sabbia, porta a valori non affidabili e non verificabili pienamente. L’unica certezza, che emerge chiaramente dall’articolo, è che la probabilità della miocardite da inoculazione è superiore al rischio di morire per la malattia.

Il resto sono chiacchiere da bar.

di Mark Etiker

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